Le città visibili e “invisibili”: un grande successo

“Inserire le politiche abitative direttamente nelle politiche di rigenerazione del territorio e dell’intero tessuto sociale” . E’ questa la prospettiva, indicata direttamente dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, che ha dato l’impronta al convegno organizzato da Arte Imperia dal titolo “L’arte dell’abitare. Le città visibili e invisibili. Tra progetti e realtà: l’urbanistica da ricucire e gli aspetti sociali”. Il convegno si è svolto ieri 15 dicembre nell’Auditorium della Camera di Commercio di Imperia, con una sala riempita in ogni ordine di posti e alla presenza appunto del presidente Giovanni Toti, del sindaco di Imperia Claudio Scajola, dell’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola, del presidente nazionale di Federcasa Riccardo Novacco e dell’amministratore unico di Arte Imperia Antonio Parolini. Sul palco i relatori, esperti di alto livello: l’ingegner Leo Piraccini, del Gruppo G124 di Renzo Piano – Le periferie da rammendare, l’architetto Stefano Stanghellini (presidente onorario dell’Istituto nazionale di Urbanistica), l’ingegner Giovanni Rolando (presidente dell’Ordine degli ingegneri della Liguria) l’avvocato Grazia Ricca (dirigente di Arte Imperia) la dottoressa Claudia Lanteri ( presidente dell’Ordine degli assistenti sociali della Regione Liguria), il dottor Roberto Ravera (direttore di Psicologia dell’Asl 1 di Imperia) la dottoressa Eleonora Perobelli (Sda Bocconi) mentre da remoto sono intervenuti l’ingegner Emanuele Ferraloro (presidente di Ance Liguria) e l’architetto Giorgia Tucci (docente dell’Università di Genova). Il dibattito è stato condotto da Giampiero Timossi, direttore di Telenord.

 Il convegno è stato preceduto da un indirizzo di saluto e una introduzione da parte delle autorità presenti, e il presidente della Regione Toti ha subito rimarcato come sul fronte dell’edilizia pubblica ,sia fondamentale puntare sul concetto di qualità. “Le aziende di Arte in regione hanno assorbito questa filosofia – ha detto Toti – facendola propria. Era importante ribaltare una prospettiva. Negli anni ’60, creando la risposta abitativa, l’urgenza e una serie di meccanismi portarono ad una emulazione verso il basso nelle logiche di costruzione. Ora va rovesciata completamente questa versione, e già si è iniziato a farlo, come qui a Imperia e nelle altre realtà della Liguria”.

 Da parte sua, il sindaco di Imperia Claudio Scajola ha fatto osservare come “siamo ancora eccessivamente bloccati nel ricucire i nostri tessuti urbani. Arte deve dare case, e occorre davvero un grande Piano Casa nazionale, come ai tempi del piano Ina-Casa”.

Un tema ripreso anche dal presidente nazionale di Federcasa Riccardo Novacco: “E’ giustissimo ciò che dice il sindaco. Sull’edilizia residenziale è indispensabile una svolta. Siamo ancora fermi al piano Ina Casa di Fanfani. Dopo, come strategia e programmazione, si è fatto ben poco. Ora, come Federcasa, io ho un progetto sul quale punto molto, da realizzare la prossima primavera, e cioè gli Stati Generali della casa, di cui mi sto personalmente occupando, per fare il punto definitivo della situazione e creare le condizioni per rapportarsi con il governo e tutto gli stakeholders e avviare finalmente un vero gioco di squadra”.

L’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola ha insistito su questi concetti: “Serve un Piano Marshall dell’edilizia per rivoluzionare una visione largamente inadeguata. Le 4 aziende Arte della Regione lavorano bene e hanno il coraggio di modificarsi e modernizzarsi seguendo le esigenze dell’utenza, con una politica abitativa diffusa sul territorio. Noi vogliamo mettere al centro di tutto la persona, vogliamo che nelle nostre case le persone vivano bene, serenamente e ben integrate nel contesto urbano e sociale”.

Infine, l’amministratore unico di Arte Imperia ha voluto evidenziare come “le aziende Arte spesso si ritrovino ad amministrare un patrimonio edilizio vetusto, da risistemare progressivamente. E ci siamo soprattutto resi conto che nelle nostre case abitano anche persone “fragili” , non solo da un punto di vista economico ma anche sociale, di gravi difficoltà quotidiane, e Arte deve lavorare anche su questo, fornendo supporto, sostegno, essere empatica con i propri inquilini e non lasciarli soli”.

 All’inquadramento politico del tema è quindi seguito il dibattito vero e proprio, aperto dall’intervento dell’ingegner Leo Piracccini del G124 Renzo Piano, che ha illustrato il progetto pilota realizzato al parco della Crocetta a Modena: “I progetti su cui lavoriamo – ha detto Piraccini – puntano a ricucire pezzi del tessuto urbano  e sociale, innescando così effetti di rigenerazione a cerchi sempre più ampi. La base è il coinvolgimento di tutti, la chiave è la partecipazione. Alla Crocetta abbiamo creato strutture di pregio in un parco per renderlo centro vitale e di aggregazione di una intera comunità”.

 L’ingegner Stanghellini ha ha avuto parole di elogio per il progetto Crocetta del Gruppo 124 Renzo Piano, definendolo “progetto d’avanguardia sicuramente molto utile alla città, un buon esempio di “rammendo” urbanistico, Ma – ha continuato – oltre al rammendo serve anche spesso la demolizione e la ricostruzione, per creare nuovi edifici di pregio o anche aree verdi, spazi sociali. I Piani Ina Casa di cui è parlato prima sono stati meritevoli ma avevano un difetto che si è poi rivelato nel tempo, e cioè che questi quartieri per essere realizzati risparmiando dove si poteva sono stati costruiti su aree dove gli espropri erano meno costosi per l’ente pubblico, e cioè nelle zone di periferia, creando quindi progressivamente gravi difficoltà di integrazione. Serve un nuovo piano ma serve anche una lucida, vigorosa regia pubblica”.

L’architetto Giorgia Tucci ha evidenziato da parte sua come sia “indispensabile riappropriarsi di spazi ormai abbandonati inserendovi attività che innescano poi nuove progettazioni e come dice Renzo Piano, fare in modo che le periferie possano diventare incubatori di bellezza. Ci sono in Italia 2 milioni di edifici abbandonato da recuperare – ha concluso – e dobbiamo farlo, anche demolendoli se è il caso, per ricreare spazi vivibili e ben integrati”.

 L’ingegner Rolando ha poi fornito una serie di dati sul patrimonio edilizio: “In Italia – ha detto – esistono 59 milioni di unità immobiliari, di cui 32 milioni abitative e 20 milioni sono abitate direttamente dai proprietari. E’ un patrimonio enorme, la maggior parte realizzato prima della legge del 1974 che ha introdotto il concetto di pericolo sismico, ed è quindi un patrimonio da controllare e valorizzare, su cui bisogna investire”.

E’ stato l’ingegner Ferraloro ad aggiungere poi al dibattito la visione dei costruttori e dell’Ance. “Il superbonus – ha detto Ferraloro – nella sua prima impostazione ha avuto una valenza positiva ma poi sono state inserite norme di deregulation, come l’aggiunta del bonus facciate, che hanno stravolto tutto. Inoltre, il periodo previsto per l’erogazione del superbonus è stato troppo breve, solo due anni, un tempo che non consente alle aziende di pianificare e programmare. Si è avuto così l’effetto perverso di uno schizzare verso l’alto dei prezzi dei materiali, con un mercato fuori controllo. Il caro energia ha poi fattoi il resto”.

La dottoressa Perobelli della Bocconi è tornata sul ruolo degli enti pubblici costruttori che, ha sottolineato, sono diventati ormai gestori non solo di unità abitative ma anche di fragilità sociali. Le Aziende casa devono cambiare il modo in cui lavorano, puntare direttamente sul rapporto sempre più coinvolgente con gli inquilini in una nuova prospettiva sociale di cui il Csu di Arte Imperia è un ottimo esempio”.

E proprio sul Csu (Centro Servizi all’Utenza) di Arte Imperia, appena inaugurato, si è soffermata l’avvocato Grazia Ricca, dirigente appunto di Arte Imperia: “Il Csu consentirà di instaurare un dialogo diretto tra ente ed assegnatari, con le persone al centro delle politiche abitative. Il Csu è anche e soprattutto una  risposta alle fragilità sociali”.

Nel dibattito, il conduttore Timossi ha quindi introdotto un concetto chiave: dalle periferie urbane da rammendare si passa alle periferie “umane” da ricucire, e su questo è intervenuta Claudia Lanteri, presidente degli assistenti sociali: “Per aiutare i nuclei familiari più fragili servono politiche e attività di accompagnamento, non di sostituzione, perchè nessuno può sostituirsi ad altri  soggetti nell’attività specifica. C’è un disagio diffuso da affrontare, ed è quello cdi persone che non sono in grado di affrontarlo da sole e vanno sostenute. A volte basta poco, cito spesso un esempio. In una zona di Genova, in un parchetto al Campasso, era stata installata una panchina e chi l’aveva fatta mettere un giorno passando da lì si era sentito ringraziare da due anziane che gli hanno detto: “Grazie per la panchina, noi due viviamo qui, vicine, da oltre 30 ani ma non ci eravamo mai conosciute. Grazie a questa panchina abbiamo cominciato ad incontrarci, a parlare, e ora siamo diventate amiche”.

A trarre le conclusioni del dibattito è stato infine il direttore di Psicologia dell’Asl 1 di Imperia, Roberto Ravera: “Apprezzo molto e ho grande ammirazione per chi ha parlato prima di me, i tecnici, poiitici, architetti, ingegneri ma io vorrei portarvi anche sull’aspetto umanistico di tutti questi problemi di cui si è parlato oggi. Ciò che noi siamo insieme, individui, come società, è ciò che muove davvero il mondo. Senza la conoscenza dell’uomo e dei suoi meccanismi noi non riusciremo mai a costruire davvero dei mondi sostenibili”.

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